sabato 16 agosto 2008

Capitolo dodici: Lavaganasaradaba

by Jacopo Camagni

Non ha detto molto, da quando Hanuman l'ha liberata.
Ha detto di chiamarsi Allecto. Chiamarsi, farsi chiamare, non ha molta importanza. I nostri veri nomi sono quelli che ci scegliamo, ha sentito dire qualche tempo fa.

(Hanuman a volte pensa di averla presa troppo alla lettera, quella frase. Succede quando deve sforzarsi per farsi tornare in mente il proprio nome di battesimo)

Allecto è un carcere. Una prigione.
Le prime volte in cui si parlava della Fortress Europe, Hanuman credeva fosse un luogo. Gliela descrivevano come un campo di concentramento, una piccola Guantanamo in cui il nemico buttava dentro i ribelli catturati. Un posto da qualche parte in Grecia.
Ci sono volute un bel po' di indagini, settimane di appostamento e sospensione dell'incredulità, per farsi un'idea precisa di come stavano le cose. Fortress Europe era una prigione per eggregori, creature immaginarie, personaggi dei romanzi e virus memetici considerati pericolosi per il Nuovo Ordine Mondiale. Una prigione per idee, in cui fantasie destabilizzanti e rese concrete dall'immaginario collettivo vengono catturate e confinate.
Ma non è un luogo.
E' una persona.
Hanno sigillato tutti i prigionieri dentro una persona reale, chiudendola a sua volta in una struttura di massima sicurezza nella periferia di Atene.
Fortress Europe è il nome con cui la gente del Nuovo Ordine Mondiale chiama Allecto.

Quando Hanuman l'ha liberata, Allecto era posseduta da una masnada di divinità dimenticate e archetipi anarchici che spingevano inutilmente per uscire. Ogni tanto era lei, ogni tanto qualcosa di diverso. Il personaggio che la possiede più spesso è Exu, il trickster della Candomblé. Quando Exu arriva, costringe Allecto a farsi del male, a ferirsi e ad assaporare sangue, sesso e carne. Allecto lo ama.

Hanuman ha lavorato parecchio per farle superare il trauma post-impianto. Perchè, per quanto lui ne ha capito, per Allecto la sensazione è quella di affogare in un magma di personalità aliene. Di ingarbugliarsi tra personaggi su personaggi che parlano attraverso il suo corpo e gesticolano attraverso le sue membra, fino a dissolversi in loro. Finché Allecto non esiste più.
Allora, ogni sera la costringe a raccontargli qualcosa. Una storia, una banalità, un episodio dell'infanzia. Qualcosa che abbia a che fare con lei sola. Impara molto: impara anche cose che forse non dovrebbe sapere, ma non ci fa caso. Quando tocca un nervo scoperto si scusa e non si sofferma troppo... ma le chiede comunque di continuare a raccontare.
Finché lei non inizia a orientarsi tra tutte le parapersonalità che le hanno cacciato dentro a forza. E si ricorda un po' di più di cosa voglia dire essere Allecto.

Va avanti così, sforzandosi di farla mangiare, tenendola ferma durante le sue crisi, improvvisando ogni volta. Perché, merda, se c'è una cosa per cui non ha MAI avuto la minima sicurezza, è proprio prendersi cura degli altri.
Lui prova ad aiutarla, in cambio lei si fa aiutare senza tante storie. In un certo senso, si danno una mano a vicenda. Le insegna qualcosa. A sparare, a fare esplosivi, a fare un'offerta ai loa e a invocare il loro aiuto. A far magia in modo letale. La vede imparare in fretta, animata da un odio freddo e consapevole che a volte lo spaventa. Un odio che non esplode mai, ma che porta a pianificare e a diventare bravi in quello che si fa. Il peggior odio possibile, di sicuro.

Hanuman spesso si addormenta vicino a lei. Si sveglia ogni tanto, di soprassalto, quando il suo respiro si fa irregolare. Si maledice perchè, ne era sicuro, ha sbagliato di certo qualcosa. Poi, lei si quieta e anche lui si calma, si riaddormenta.

Ora è lì, disteso al suo fianco. I capelli di lei gli fanno il solletico sulla guancia. Sono rossi, un rosso artificiale e molto cupo. Il naso sfiora il collo. Un naso un po' all'insù, cosparso di lentiggini. Gli respira addosso, un ritmo regolare, lento. Più pacifico del solito e piuttosto caldo.
Gli si raggomitola vicino. La gamba gli sfiora un fianco, poi si strofina su una delle sue. Allecto ha gambe lunghe, magre ma sode, con qualche cicatrice molto vecchia che lascia un sentiero sulla carnagione chiara.
Hanuman trattiene il fiato, d'istinto.
La mano di Allecto si muove lungo la pancia. Ha dita sottili, leggere. Unghie tagliate da poco, perché non si faccia del male durante una delle crisi. Anche le mani hanno qualche cicatrice. Sembra siano dappertutto. Le dita risalgono, sfiorano la barba di lui, ci giocherellano, ridiscendono lungo il collo. Si fermano sul petto, carezzandolo.
COSA CAZZO SUCCEDE?, pensa lui.

La sente spostare la testa, chinarla sul petto. Le labbra gli appoggiano un bacio appena accennato sulla bocca. Si spostano sui capezzoli e baciano anche quelli.
Il buio acquista una sfumatura strana: sembra avere una luce propria, fatta di respiri e di movimenti sommessi nel silenzio.

Hanuman si irrigidisce e... e non sa bene cosa fare.

"Hanuman", sussurra Allecto, con l'alito che ha ancora un po' del cioccolato che lui le fa mangiare quando lo stomaco le si fa di ghiaccio e non riesce a mandar giù altro.
Il petto batte con un ritmo da giungla. Il petto di entrambi.
La sua mano gli artiglia la schiena. Poi, prima che se ne renda conto, lui se la sta stringendo contro, i seni piccoli schiacciati contro al petto. Le morde il collo, leggermente. Le unghie di lei strisciano più lente contro la colonna vertebrale.

L'aroma di quello strano sapore di cioccolato gli invade la bocca.

*

Una volta, Hanuman era il nome del protagonista di alcuni miei racconti. Era il personaggio che interpretavo in una campagna di giochi di ruolo. Allecto se l'era inventata una mia amica: la storia era un po' diversa da quella che vi ho raccontato adesso, ma c'erano molti punti in comune. Hanuman e Allecto erano più o meno una coppia: pianificavano azioni di sabotaggio e sparavano ai cattivi. Erano terribili e si divertivano a essere tali.

Ora. Sto partendo, lo sapete e sapete cosa sto andando a fare. Gli ultimi messaggi mi stanno spaventando a morte, perchè - non so come - chi ha mandato il messaggio su quello che dovrebbe succedermi, ha sparato una data che non sembra affatto buttata lì a caso. E riguardo a quello che si è firmato come Eco... beh, poco fa ho parlato con lui. Con quello vero, cioé. Dice di non aver mai mandato nessun commento.

Io non so cosa vogliano da me. Ma che cazzo, sono l'ultimo arrivato.

Quindi, ecco cosa sto cercando di fare. Ho provato a creare un eggregore. Se è vero che c'è qualche assonanza tra me e il mio personaggio, prenderne un altro a cui Hanuman è stato molto legato, mi sembrava l'idea migliore. Allecto non è esattamente come l'aveva immaginata la mia amica. E' più... mia, in un certo senso. Ci deve essere qualcosa di me, per darle vita. E mi scuso con chi digerisce poco scene di questo genere: per darle un corpo, descrivere la sua prima notte con Hanuman mi pareva la cosa più giusta da fare. Anche questo raconto è una versione più mia di una cosa che scrissi a quattro mani con la mia amica. Partire e rielaborare un racconto rimpallato tra me e un'altra persona dovrebbe aiutare a rendere Allecto un po' meno finta.

Ora, ecco un favore che vi chiedo. Aiutatemi a darle corpo. Eco mi ha grossomodo spiegato che divinità, angeli custodi e personaggi immaginari si evocano allo stesso modo, visto che sono la stessa cosa. Si tratta di renderli concreti credendo nella loro esistenza o almeno non negandola a priori. Io non so se davvero funzioni così: a me sembra troppo facile e in stile Mary Poppins. Ci penso e mi dico che, con questo discorso, quando si è bambini si dovrebbero evocare eggregori a nastro. Beh, se uno pensa a quanti bambini sono convinti di avere un amico invisibile o un mostro sotto al letto, magari ha senso.
Comunque ripeto: non ne ho idea. Non ne ho idea di cosa si debba fare davvero. Posso solo scriverci su e immaginare fino a sanguinare.
Se il tutto funziona, non credo che si manifesterà tipo apparizione, intendiamoci. Magari sarà una ragazza che le somiglia, magari qualcuna che condivide determinate caratteristiche. Magari aiuterà semplicemente a rendere qualche coincidenza più favorevole. Come vi spiegavo all'inizio, questo genere di cose è un po' simile agli uomini preistorici che disegnavano scene di caccia.

Si vede molto che è la prima volta che faccio qualcosa del genere, vero? Temo che l'improvvisazione sia il piatto del giorno. Magari Allecto non verrà stabile come Michael Jackson, ma a me basta anche meno, anche che... non so. Ehi, avete notato quante volte sto ripetendo questo non so, negli ultimi tempi?
Merda.

Però è una garanzia di protezione, se riesce. Se dove vado si mette davvero male, ho una possibilità su un milione che qualcosa di simile ad Allecto mi dia una mano.

Ok, se iniziate subito a prendermi per matto, vi assicuro che non andremo molto avanti.
E da qualche parte bisognerà pure che cominci anche io.

2 commenti:

Raven ha detto...

Hai provato a parlare di Alecto a Regina?
Hmmm... Alecto e Regina...
Hmmm...

Anonimo ha detto...

Ti avevo detto di stare in campana.
Com'è andata ieri?