lunedì 25 agosto 2008

Capitolo quattordici: Dagasarapana

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Sono giorni di maestrale e il mare è spesso una foresta impraticabile di onde.
Mi trovo a passeggiare in giro per porti, moli, spiagge abbandonate al crepuscolo. Trovo un po' più di tempo per scrivere, io, che in questi giorni farei tutt'altro.

Per farvela breve: il 18 sono arrivato dove dovevo arrivare e, come aveva predetto l'anonimo amico nei commenti, loro mi hanno contattato. Lei, cioè. Non ho mai ancora avuto a che fare con nessun altro, a parte Araba Fenice. Mi ha detto di rappresentare i Poeti Estinti ma, quando le ho chiesto di dirmi chi fossero e cosa volessero (cosa volessero da me, soprattutto), la risposta è sempre stata la stessa.

"Non fare domande. Guarda, ascolta, distraiti. Quando sarà il caso di parlare e di presentarti agli altri, lo saprai"

Sembra una specie di prova, le ho detto.
Lo é, mi ha risposto lei.

Così camminiamo, parliamo di cose futili e intime come chi si conosce da un pezzo. Lei è indubbiamente molto più vecchia di me, ma sembra essersi cristallizzata nel tempo. Non una ruga in più dai tempi in cui recitava.
E quando sorride, giuro, nel suo sorriso ci sono tutte le donne che non avrò mai.

Camminiamo molto sulle spiagge, l'avete visto nel capitolo precedente. A certe ore del mattino o della sera, ne trovi parecchie deserte, col vento che ti spruzza il mare in faccia e viceversa. E quando qualche altro essere umano c'é, Araba Fenice si diverte ad ascoltarne i discorsi.
Legge i commenti di questo blog, li commenta a sua volta. Mi dice di salutarti, Rav, e che ti aspetta per una vecchia storia rimasta in sospeso.
Io, invece, non posso fare a meno di notare che la gente che sta scrive qui manda messaggi sempre più strani e inquietanti, di recente. Per quanto possano valere i miei giuramenti in proposito, vi assicuro che non sono io che mi autospedisco minacce e oracoli. Ne so quanto voi e, no, non che trovi nemmeno io la cosa molto rassicurante.
Ma va bene così, anzi benissimo. Una delle ragioni per cui ho iniziato a scrivere, oltre a voler uccidere Michael Jackson (tranquilli, non me ne sono scordato) è spaventarmi un po'.
Adoro avere questo genere di paura.

"Cosa ti hanno insegnato, per ora, Eco e Regina?", mi chiede un giorno Araba Fenice.
Rimango in difficoltà. Tante cose, nessuna. Tutto è stato un po' troppo caotico negli ultimi tempi, tra iniziazioni, riti di Babele, eggregori e Agenti della Coerenza.
"Tu cosa mi insegnerai?", le chiedo, tanto perché rigirare le domande è la cosa migliore in cui riesco, quando non so che altro dire.

Ti insegnerò che le storie non nascono solo da sogni, linguaggio e fantasia. Nascono da paura, pugni nello stomaco, rabbia cieca e mele avvelenate. E che sono storie potenti, perché urlano più forte delle altre, ti si attaccano addosso e ti cambiano per sempre. Per sempre.

Non me lo dice davvero. Lo pensa abbastanza forte, però. E mi sorride, come se avesse capito che ho capito anche io.

"Qual'è uno dei tuoi ricordi peggiori?", chiede poi.
"Perché vuoi saperlo?"
"Perché è comunque una storia. Voglio vedere come ne racconti una che non vorresti ricordare"

Rimaniamo un po' in silenzio, noi due.

"In riva al mare, io e mio padre, anni fa, come me e te adesso. E' stato dopo una litigata furibonda tra i miei. Io adoravo nuotare, lo adoro anche adesso. Se vado in acqua non ne uscirei mai: mi ci sdraio, ci sbraccio, nuoto malissimo ma mi diverto. Lo bevo e lo abbraccio, lo faccio fino a perderci il fiato. E' sempre stato così per me"
"Anche allora, il giorno in cui i tuoi litigarono?"
"Sì. Mio padre mi aveva portato a nuotare per farmi distrarre, ma io avevo lo stomaco chiuso. Guardavo il mare e sentivo un rancore improvviso contro di lui, contro i miei genitori, contro il posto in cui ero, dove mi divertivo fino a qualche giorno prima e mi sarei divertito il giorno dopo.
"Mio padre mi chiese se volevo nuotare o giocare un po'. Volevo farlo, beninteso.

"Però continuavo a guardare il mare con lo stomaco che nemmeno andava su e giù come prima, ormai. E alla fine dissi a mio padre di no"

Rimango un po' in silenzio. "Non una gran cosa, eh? Molto banale. L'ho raccontata anche male, di fretta. Però, non riuscirei a farlo in modo diverso"
"Forse", dice lei, indecifrabile.
Non so se si riferisca al fatto che non sia una gran storia, che l'ho raccontata male, che non potevo trovarle un abito migliore, per così dire.

Poco lontano, una ragazza ci guarda. E' vestita con una maglietta smessa, un paio di pantaloncini corti, occhiali enormi, di quelli anni Settanta.
Per un attimo sono quasi sicuro sia il mio eggregore custode, Allecto. Ma non ha i capelli rossi, sono neri e lisci, e la faccia è di chi ti fissa e contemporaneamente pensa cazzo guardi?

Sussurro la frase con cui, nei racconti da cui è nata, firmava sempre le sue lettere. Exù Rei. Così, tanto per stare sul sicuro e un po' per gioco.

Non risponde, volta lo sguardo e io mi sento un po' triste.

8 commenti:

Raven ha detto...

Temo che quella vecchia storia rimarrà in sospeso ancora per un po'.

Anche perché i protagonisti sono cambiati. Almeno uno dei due.

Si potrebbe dire che "quel Raven" è morto. Ho dovuto ucciderlo, per rinascere dalle sue ceneri.

La nostra Araba Fenice dovrebbe ricordarsi il motivo. In fondo, si potrebbe dire che si tratta di un'altra iterazione di una storia già raccontata.

In ogni caso, ricambio il saluto. E le ricordo che c'è ancora una birra in ballo, per quella vecchia scommessa... ;-)

Anonimo ha detto...

Tu adori l'universo, io ne sono una parte. Tu mi adori. Mi sembra di ricordare un tizio piccolo, e uno nero, e uno nero, e una rossa. E uno con un braccio solo. Devo mettere delle tagliole per fermare questi pensieri, altrimenti scappano.
Stessi creando anche me?

Anonimo ha detto...

Ende Neu
L'Eschaton è solo rinviata. Indietro nel tempo.

Fabrizio ha detto...

Puttanazza, se sei andato avanti.

Qui devo
abbandonare Lost,
recuperarando
i tuoi post

Fab

Unknown ha detto...

rieccomi a leggere... ed a sbalordirmi....

Anonimo ha detto...

Hanuman, fai attenzione:
non sempre
ciò che immaginiamo
prende forma
come CREDEVAMO
...


Può essere MOOLTOOO diverso divenendo reale.
Più forte di te.
Pensaci bene.


§torm§

Anonimo ha detto...

Ti trovo bene, scimmia.

Tiziano De Martino ha detto...

Sono tornato e mi sono messo in pari con la lettura...sempre bello per idee e ritmo...a presto.