venerdì 15 agosto 2008

Capitolo undici: Nasaradagamavata

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Innanzitutto, grazie ad amici e conoscenti per i consigli.
Li ho ascoltati, davvero. Anche se molti di voi potrebbero dubitarne, nel leggere le prossime righe.

Parlo un po' di questa storia con Eco.
Per quanto lo conosca ancora poco (sicuramente meno di Regina, con cui vado a spasso da fin dopo l'iniziazione, più o meno), mi viene più spontaneo discuterne con lui. Eco ha sempre l'aria di avere la situazione sotto controllo, che tutto sia grossomodo gestibile.
E, signore e signori, non credo occorra un corso di psicologia per capire che ho una paura fottuta, dopo quello che è successo.
Io ed Eco decidiamo di sceglierci un altro posto, invece del bar che bazzichiamo a Bologna. Senza bisogno di specificare troppo, un posto tranquillo e non troppo in vista.

Gli spiego la situazione, con la sicurezza che mi spezzi l'osso del collo solo a conoscere l'esistenza di questo blog. Glielo dico di fretta, un tentativo squallido di fast talking che suona più o meno come: "equindinelblogincuiraccontoquestastoria..." e vira immediatamente sullo scorso post e sui gentili ospiti che me l'hanno lasciato.
Eco rimane impassibile. Credo siano quei suoi occhialini a renderlo così. Non lasciano intravedere niente, dello sguardo.
"Cosa pensi di fare?", chiede.
Alzo le spalle. Non lo so, mi verrebbe da dirgli. "Non lo so".
Annuisce, come fosse una risposta che si aspettava. Guarda davanti a sé e, qui dove siamo noi, il cielo notturno è una ragnatela di fulmini. Non piove, però.
"Avete incontrato un Agente della Coerenza. Pensi che potrebbero essere loro?", mormora alla fine.
"Boh, per quello che ne so, sì. Anche. Che ne so. Quello che ho visto io, era meno umano di una webcam. Ci fissava di continuo, ogni tanto sembrava perderci e poi ci fissava ancora"
"E' perché non vi vedeva. Buona parte degli Agenti è cieca. Captano solo le interferenze nell'immaginario e chi le produce. Quando non vedono o sentono nulla, significa che va tutto bene"
"Allora quelli che hanno crackato il blog non possono essere Agenti della Coerenza, giusto?"
Passo sopra anche l'ultima, mostruosa affermazione di Eco, pur di ritagliarmi questo brandello di tranquillità.
Lui mi fa un sorrisetto saputo, tanto per sottolinearmi che non è mai così facile. "Prima cosa: non tutti quelli che lavorano per la Coerenza, sono Agenti. Alcuni lo fanno in maniera inconsapevole. Altri sono comunissimi esseri umani. Altri ancora una volta erano dalla nostra parte, per poi cambiare idea"
"Traditori?"
"Loro ti direbbero semplicemente che vedono le cose da un'ottica più matura. Ce ne sono sempre di più, via via che passa il tempo. Ma prima sfatiamo il mito numero due"
"Sarebbe?"
"Non siamo due eserciti, tutti compatti da una parte e dall'altra del fronte. Per quanto ne so, questi che ti hanno scritto potrebbero condividere ogni minima nostra idea ed essere matti come cavalli. Magari vogliono ammazzarti per dimostrare una qualche loro teoria. Magari farti il lavaggio del cervello, magari offrirti un the. Non sapere un granché gli uni degli altri è sempre stata la nostra più grande debolezza"

Rimaniamo un po' in silenzio. Altri fulmini all'orizzonte, altra promessa di pioggia.

"Credi possano sapere dove sono o chi sono?"
Lui aggrotta la fronte, in un'espressione che suona quasi divertita. "Non è che tenere un basso profilo sia la tua specialità, Hanuman. Io ti ho detto un mucchio di volte che buona parte delle cose che fai è pericoloso. Ma prendersi un nome da scimmia implica anche ragionare come una scimmia, immagino..."
"Ah, e basta rompere le palle con questa storia del nome!"
"Perchè hai scelto proprio quello?"
"Era un mio personaggio di un gioco di ruolo. E di qualche racconto. Un mago terrorista, di religione hindu. Ok... lo so che è qualcosa di stupido"
Eco però non mi guarda come fosse qualcosa di stupido. Mi guarda con l'aria di chi abbia le idee un po' più chiare riguardo a un paio di domande che, ovviamente, si tiene per sé.
Ci rimugina un altro po'. Quando riprende a parlare, l'argomento nome in codice Hanuman è acqua passata. "Regina ti direbbe di tenerti alla larga da loro. Farti proteggere, finché non ti lasceranno perdere"
"E tu, che dici?"
Scuote la testa. "Chissenefrega, di quel che dico. Tu cosa vuoi fare?"

Si alza un po' di vento. Anche una puzza stomachevole, che attraversa i campi intorno a noi. Concime, probabilmente... cagato però da una divinità da incubo primordiale, per l'odore che fa.
"Io ho una gran paura, Eco. Però sono maledettamente curioso"
"E quindi?"
"E quindi andare mi sembra davvero assurdo, ma una parte di me ne avrebbe voglia. Vedere l'altro punto di vista"
"Allora fallo"
La frase rimane un po' sospesa in aria, prima che mi renda conto di cosa voglia dire. "... eh?"
Eco si stringe nelle spalle. "Sembra vogliano dirti qualcosa, no? Se non parli con loro, non saprai mai cos'é. Un altro punto di vista? lo accetterei anche se me lo stesse offrendo il mio peggior nemico"
"Va bene... ma potrebbe essere una trappola. Non dovrebbe essere questo, il punto del dialogo in cui mi dici una cosa simile?"
Eco annuisce, accendendosi una sigaretta. "La conoscenza è sempre legata ai rischi". Il tono con cui lo dice ha un timbro indifferente, come se stesse esponendo la più grossa ovvietà del mondo.

Poi alza di nuovo le spalle. "Sono capaci tutti di non fidarsi di nessuno"


E quindi arriviamo a noi.
Tutto questo resoconto per dire una sola cosa.
Va bene. Incontriamoci e fatemi vedere, Società dei Poeti Estinti.
Per quanta paura abbia, voglio vedere.
Voglio davvero vedere.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci ho ripensato, non mi sembra più una buona idea.
Lascia perdere.

Ci vediamo domani sera al solito posto.

Cristiano Brignola ha detto...

soiacente... buona la prima ;)